Con la caduta dell’Impero Romano e la decadenza degli acquedotti, la zona, difficile da rifornire d’acqua, venne progressivamente abbandonata, mentre le frequenti inondazioni del Tevere la resero insalubre e paludosa, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “alli Pantani”.
Ma dalle ceneri della Suburra sorse uno dei luoghi più caratteristici di Roma, Rione Monti.
Saliremo attraverso la bellezza di colle Oppio, dalla Salita del Grillo a Via Panisperna che, col suo dolce sali-scendi, domina come un acquerello il cuore del quartiere, per farci sentire sopraffatti dal vortice di colori dei palazzi che ne delimitano il percorso.
Ci arrampicheremo fino al Vicus Sceleratus, il cui raccapricciante nome trae origine dall’efferato delitto che si consumò ai piedi della scalinata che vi si affacciava: la morte di Servio Tullio, il sesto re di Roma, ucciso nel 535 a.C. dall’amante della figlia, Tullia, che trionfante sul cocchio imperiale, ne travolse l’inerme corpo, ormai riverso a terra senza vita. Un’orrenda scelleratezza che tinse di macabro il nome del luogo.
E l’antica leggenda che incombe cupa nella sua tragica follia sulla scalinata si riflette infine nel groviglio di intrighi e delitti di una delle famiglie più potenti della Roma del XV secolo: i Borgia.
La scalinata si inoltra infatti oscura e misteriosa nella torre dell’attiguo palazzo, tradizionalmente residenza della celebre amante di Rodrigo Borgia, Vannozza Cattanei. Qui, secondo la leggenda, una spregiudicata Lucrezia avrebbe ucciso i suoi amanti, facendoli scivolare da una botola segreta verso il loro orribile destino.