Un quartiere tra i più affascinanti di Roma, dove bellezza e tragicità sono sorelle gemelle: il Ghetto ebraico. Una storia millenaria che attraversa i secoli, costruita sulle rovine di monumenti antichi e bagnata dal biondo Tevere.
La parola ghetto, con cui oggi è comunemente indicato questo quartiere di Roma, ha un’origine incerta e non documentata, rispetto a cui sono state spese pagine e pagine di inchiostro.
L’etimologia tradizionale fa risalire il termine ghetto ad un toponimo veneziano che designava un’antica area di fonderie di cannoni, chiamata ghetto in riferimento alla gettata di metallo fuso, già prima che questa divenisse l’area di segregazione ebraica della città lagunare. Qui, quando fu istituito il più antico ghetto italiano nel 1516 nei pressi della fonderia, la parola andò ad indicare per estensione l’intero quartiere. Nel caso di Roma, tuttavia, quando il Ghetto venne ufficialmente istituito nel 1555 ad opera di papa Paolo IV Caiafa con la bolla Cum nimis absurdum, esso era riferito col termine evocativo di “serraglio”, che pienamente indicava la morsa in cui gli ebrei sarebbero stati schiacciati nei secoli successivi.
Ma la storia del Ghetto di Roma non comincia così.