Il Giardino di Ninfa, una città fantasma

Silvia Tofoni

Ninfa è senz’altro uno dei luoghi più suggestivi del Lazio, dove la bellezza del paesaggio naturale è incorniciata dall’evocativo scenario di rovine medioevali. La natura popola i ruderi, i fiori colorano i mattoni e le pietre, e la storia lascia un segno del vissuto antropico dell’area. I colori di questo ambiente, mutevoli al mutare delle stagioni, si riflettono nella purezza dell’omonimo piccolo fiume che attraversa Ninfa. Si resta sopraffatti dalla bellezza.

Un primitivo abitato, a carattere essenzialmente agricolo, esisteva già in epoca romana, ma è solo nel Medioevo che il borgo di Ninfa diventa un vitale centro commerciale. Durante la metà dell’VIII secolo papa Zaccaria ebbe in dono dall’imperatore Costantino V, come segno di riconoscenza per aver contrastato l’avanzata dei Longobardi, vaste zone agricole nei pressi di Norma, dove era presente una tenuta di campagna, precedentemente appartenente al demanio imperiale. In questo periodo la via Appia e la via Severiana erano divenute impraticabili per via dell’avanzamento della palude e ciò comportò lo spostamento dei traffici commerciali sulla via pedemontana che transitava nei pressi di Ninfa: l’imposizione di un pedaggio a chiunque volesse utilizzare la strada si rivelò un’importante fonte di ricchezza e ben presto Ninfa divenne un piccolo centro urbano. La vitalità economica di Ninfa era inoltre garantita dalla sua collocazione, in una vasta area aperta e pianeggiante, attraversata da una sorgente d’acqua purissima, il Fiume Ninfa, usato come rifornimento idrico della città. Il fiume era inoltre completamente navigabile, e ciò permise lo sviluppo commerciale dell’abitato. 

Al culmine del suo splendore Ninfa era ricca di chiese e torri. Era difesa da una doppia cinta di mura e contava oltre 150 case, quasi tutte a due piani e munite di un solaio o di un granaio. La vita si svolgeva nelle numerose piazze che ospitavano botteghe sia artigiane che commerciali. All’interno della cinta muraria sorgevano sette chiese, i cui toponimi risalgono al tempo di papa Alessandro III, che volle attribuire ad ognuna di esse il nome di importanti chiese romane.

Dopo vari passaggi di proprietà, dagli Annibaldi ai Frangipane, alla fine del XIII secolo, all’occasione dell’elezione di Bonifacio VIII Caetani al soglio pontifico, Ninfa entra sotto il controllo di questa potente famiglia, che in breve tempo, grazie ad una serie di acquisizioni ed espropriazioni, costruì un vero e proprio feudo in questa parte del Lazio meridionale. Fu questo per Ninfa un periodo di grande prosperità: le mura vennero rinforzate, il castello fu ampliato così come il piccolo lago già esistente, fu ristrutturato il palazzo comunale e costruiti nuovi mulini e due ospedali. Ben presto però Ninfa cadde vittima nelle faide di potere delle famiglie baronali della zona: saccheggiata e distrutta nel 1380, non venne più ricostruita, ed oggi è un borgo fantasma in un lussureggiante giardino naturale. 

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